Vocabolario Dantesco Latino
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NOTA:
Dal greco Ἑλικών, oronimo che designa il monte Elicona tra la Focide e la Beozia, sede delle Muse, da cui sgorgavano le fonti Aganippe e Ippocrene, le cui divine acque erano considerate di ispirazione per i poeti; att. prevalentemente in poesia e ricorrente nella tradizione esegetica ai classici e nella trattatistica mitografica mediev. (vd. Corrispondenze). La grafia Elicon, senza h incipitaria, è ampiamente diffusa nella scripta mediolatina (è att. compattamente, ad es., dai codici del De vulg.: B, G, T), rispetto alla forma etimologica classica dipendente dal greco (Helicon da Ἑλικών).
Nel lat. dantesco l'oronimo registra due occorrenze. In De vulg. II iv 9 i poeti che vogliono cantare i magnalia devono sottoporsi a tre gesti rituali, propri del poeta sublime antico: prima di tendere le corde della cetra e suonare il plettro («tensis fidibus ad supremum, secure plectrum tum movere incipiat»), devono abbeverarsi alla fonte dell'Elicona («prius Elicone potatus»), per ricevere dalle divine acque del monte sacro alle Muse la necessaria ispirazione poetica. Similmente, in Purg. XXIX 40-42 D. invoca la Musa Urania affinché lo aiuti a proseguire nel suo racconto e chiede alle prodigiose acque del monte Elicona di donargli abbondante ispirazione per mettere in versi cose difficili anche da pensare («Or convien che Elicona per me versi, / e Uranìe m'aiuti col suo coro / forti cose a pensar mettere in versi»; vd. la voce Elicona in ED).
In Ep. XIII 3 l'oronimo ricorre nel punto in cui D. afferma di essersi recato a Verona per prendere visione delle magnificenze («ibique magnalia vestra vidi») udite sulla città, così come la regina di Saba si era recata a Gerusalemme e Pallade presso l'Elicona: «velut Austri regina Ierusalem petiit, velut Pallas petiit Elicona, Veronam petiit». Notevole la ripresa, non solo concettuale ma anche lessicale, dell'episodio di Met. V 250-263, dove Ovidio racconta che Pallade si recò sul monte Elicona (v. 254 «Helicona petit») per vedere la prodigiosa fonte Ippocrene sgorgata da un colpo di zoccolo di Pegaso (vd. Corrispondenze per l'intero episodio). La forma greca dell'accusativo singolare, Helicona, in luogo di quella latina, Heliconem, è att. prevalentemente in poesia e ricorre nelle auctoritates compulsate da D. (vd. Corrispondenze).
Per altri esempi nel lat. dantesco di sost. della terza declinazione di origine greca con accusativo in -a, vd. le voci Athlas, Emilis, Pactolis, pean, Titan in VDL.